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I necrologi dei detenuti nel carcere più famoso d'America

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San Quentin è il carcere più antico della California, il più famoso d'America. Sorge sotto lo stesso cielo di San Francisco, in una baia così bella da togliere il fiato.L'hanno costruito nel mese di luglio del 1852 i prigionieri della nave Waban. Dormivano a bordo e di giorno scendevano a terra per innalzare le mura che li avrebbero rinchiusi. Ancora oggi, durante le ore di svago, i detenuti possono alzare gli occhi al cielo e incrociare il volo di un gabbiano. Se impazziscono o non riescono più a contenere la rabbia vengono seppelliti in una cella di isolamento. Molti non vedranno più il mare: sono gli uomini del braccio della morte, i detenuti più pericolosi di tutta la California. Anche se l'ultima condanna è stata eseguita nel 2006 e l'anno scorso un giudice federale l'ha dichiarata incostituzionale a causa dei lunghi tempi di attesa, il braccio della morte continua a divorare persone e storie.

Un cartello avvisa che si spara senza preavviso. Non c'è alcuna possibilità di fuga. Jack London ha fatto evadere più e più volte il professore Darrell Standing, ma il suo era un viaggio fuori dal corpo, una piccola morte che permetteva al vagabondo delle stelle di attraversare epoche e luoghi sconosciuti. Era un libro, questa è la realtà. La rete metallica è alta sei metri, le guardie sorvegliano dall'alto, con i fucili puntati, i detenuti in attesa di esecuzione. Le celle non hanno finestre, molti cadono in depressione.

Accanto ai più di cinquecento dead men walking  ci sono i detenuti condannati in via definitiva a lunghi anni di reclusione: più di cinquemila persone che combattono contro i propri demoni, i rimorsi e la depressione. Quando i Metallica entrarono qui dentro per girare il video per il singolo St. Anger molti non alzarono neanche gli occhi.

Ogni giorno i volontari cercano di recuperare alla vita chi non è in attesa del boia: ci sono corsi di informatica, teatro, pittura e anche scrittura. Il professore William Drummond, cattedra all'Università di Berkeley, insegna giornalismo. Qualche tempo fa ai detenuti del suo corso ha assegnato un compito: invece di scrivere un articolo di cronaca sull'overdose di una pop star o sull'assassinio di un leader politico, ha chiesto agli "studenti" di scrivere il proprio "coccodrillo". Dovevano immaginare la loro morte, riassumere la propria vita e spiegare a ipotetici lettori quale sia stato il loro valore.

"L'ho fatto per scoprire come questi ragazzi si fossero riconciliati con i loro crimini", ha detto il professore. La risposta è stata sorprendente. Gli uomini hanno scritto testi stravaganti in cui riportavano indietro le lancette dell'orologio ai giorni in cui erano "persone normali". Hanno sognato di cambiare il destino e a volte di morire salvando la vita a qualcun altro, per sedare una rissa in carcere, facendo scudo con il proprio corpo a un amico.

I necrologi dei detenuti del carcere di San Quentin hanno superato le celle, i corridoi desolati, i cortili per lo svago, il filo spinato, la rete metallica e la baia di San Francisco. Sono stati raccolti dal giornalista Chris Megerian del Los Angeles Times in un bellissimo reportage. Da leggere per capire come si vive nel carcere più antico e pericoloso della California, ma soprattutto per scoprire che nessun uomo, in nessuna condizione, smette mai di essere umano.


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