Ogni mostra è un’operazione culturale. E ogni operazione culturale ha anche un valore politico. Spesso non è semplice da riconoscere, altre volte è così evidente che non sembra avere bisogno di spiegazioni. Ma poi ci si guarda in giro, si ascoltano le persone spaventate e confuse e si capisce che quel messaggio, per quanto lampante, ha bisogno come non mai di essere ribadito.
E' il caso di due mostre, una in Italia l'altra in Olanda, che cercano di ridare al nostro Mediterraneo il valore che ha avuto nella sua lunga storia: un ponte tra civiltà, non un cimitero o una frontiera da militarizzare per difenderci dagli invasori.
In Italia questo compito se lo è assunto il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia dando vita alla mostra Il Bardo ad Aquileia: otto opere del Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, colpito il 18 marzo dal terrorismo fondamentalista, saranno ospitate, dal 6 dicembre al 31 gennaio, nel Museo Archeologico di Aquileia. Così facendo si testimoniano i legami tra il Nord Africa e l’Alto Adriatico in età romana e si combatte chi tenta di negare il dialogo interculturale e interreligioso. Senza contare che la mostra si inserisce in un ciclo più esteso denominato Archeologia ferita con il quale la Fondazione Aquileia, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia e il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, intende portare in successione e con cadenza semestrale ad Aquileia opere d’arte significative provenienti da musei e siti colpiti dai tragici attacchi del terrorismo fondamentalista.
Una seconda mostra, al Museo Allard Pierson di Amsterdam, nata da una collaborazione con la Regione Siciliana, insiste sulla storia del Mediterraneo, mare che prima di diventare una trappola per chi fugge da dittature, carestie, guerre, miseria e violenza, è stato una grande rotta commerciale. Si chiama "Sicilia e il mare, un tuffo nel passato" e per la prima volta offre una visione di insieme di testimonianze storico-archeologiche subacquee provenienti dai fondali siciliani, sinora mai usciti dall'isola, ripercorrendo 2500 anni di storia della Trinacria, sino al XVI secolo. La mostra principale viene però accompagnata da altre due esposizione: "Arrivo a Lampedusa", con gli scatti della fotografa italiana Sara Prestianni, che da quindici anni documenta cosa accade alle frontiere dell'Europa e "Salviamo il patrimonio subacqueo", una collaborazione Unesco-Agenzia del patrimonio culturale olandese.
La decisione di affiancare a una mostra di archeologia subaquea una gallerie di foto tragiche come quelle scattate da Prestianni, ha un valore indubbiamente politico, ben sintetizzato dall'ambasciatore italiano all'Aja Francesco Azzarello: "La mostra vuole essere un veicolo promozionale della cultura e del turismo siciliano, ma è anche motivo di riflessione profonda per un mare tanto amato, il Mediterraneo, testimonianza oggi di sconvolgenti tragedie, che l'Europa deve affrontare e risolvere unitariamente".